Dall'articolo di Paolo Scopacasa
 
Una farfalla scesa dalla luna

Julia Butterfly Hill, ambientalista, scrittrice del libro

"Quando entrai per la prima volta nella maestosa foresta di sequoie che sembrava una cattedrale - racconta alla platea intervenuta alla presentazione del suo libro a Milano e Torino - il mio spirito capì di aver trovato quello che cercava. Mi inginocchiai e cominciai a pregare, sopraffatta dalla saggezza, dall'energia e dalla spiritualità presente in questo tempio naturale."

             
Una famiglia di sequoie nella                     Rockfeller Forest, in California.
(Foto archivio CatPress).


"Salii su Luna - continua a raccontare - pensando di restarci tre settimane o un mese al massimo e mi resi conto che la gente deve immedesimarsi in un'altra persona per capire le cose che non la riguardano direttamente. Dovevo mettere a rischio la mia vita, fisicamente, proprio come avveniva a Luna, perché la gente potesse capire la sua situazione".

Julia scese soltanto nel dicembre 1999, dopo avere ottenuto la protezione di Luna e di un'area circostante con un raggio di circa 60 metri. Un risultato ottenuto soltanto resistendo per 738 giorni agli attacchi di chi voleva farla desistere con ogni mezzo.
Per esempio cercarono di impedire alla squadra che la sosteneva da terra di portarle i viveri e misero a rischio la sua vita avvicinandosi pericolosamente con un elicottero. Julia, in condizioni certamente non agevoli come possono essere quelle che offre una piccola piattaforma sospesa tra i rami a oltre 60 metri dal suolo, sopravvisse al freddo, alle intemperie e a tutte le condizioni difficili e di pericolo che di volta in volta si presentavano.

C'è poi chi ritiene, politici compresi, che un 'gesto estremo' come quello della ragazza sia equiparabile a un atto terroristico ma Julia spiega che l'occupazione fisica di un albero è l'ultima possibilità di difenderlo dalla distruzione ad opera di chi ritiene di poterne fare quello che vuole perché si trova in una 'proprietà privata' umana.

                      
   Julia Butterfly Hill, ambientalista, scrittrice del libro
"Per me questo diritto di proprietà - dice ancora - significa maggiore responsabilità: non possedere la terra e poterne disporre a piacimento, ma avere il dovere di esserne buoni custodi. E non si può essere buoni custodi se si distruggono gli alberi che ci danno l'aria che respiriamo e l'acqua che beviamo, garantiscono stabilità al terreno e al clima; se si distruggono le risorse della Terra che rappresentano il nostro futuro".

 La disobbedienza civile è uno degli strumenti più efficaci in tutti i campi, dal sociale all'ambientale. Significa riconoscere che le leggi sono fatte da esseri umani, che, in quanto tali, possono commettere errori. Vivere in basi a leggi ingiuste vuol dire consentire che vengano perpetrate ingiustizie. Prendere posizione in favore di leggi superiori è la strada per ottenere un cambiamento. Ed è proprio con la disobbedienza civile che è stata realizzata la maggior parte dei cambiamenti nella storia dell'Umanità."

Nei due anni di convivenza quotidiana con Luna, Julia ha potuto assumere una nuova prospettiva nei confronti della Vita e di tutti gli esseri viventi, ritrovando le radici di un'antica comunione tra l'Umanità e il resto della Creazione.













 
La ferocia non ha padri nè tempo nè spazio.

la ferocia non ha tempo, spazio, padri





















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temi               Aristofane (Atene 445 ca. - 385 ca. a.C.), commediografo.   
            Si occupava di problemi della pace, rivendicazioni delle donne, conflitti sociali.




Quella che segue è una lettera firmata da Michael Moore, il regista premio Oscar (Bowling at Columbine), tra i più i violenti accusatori della politica di George W. Bush

Amici,
non ho mai visto una faccia così simile a un culo presidenziale (pardon, mia Falluja), come quella che ho visto l'altra notte alla "conferenza sui nuovi avvenimenti" rilasciata da George W.Bush. Sta ancora parlando delle "armi di distruzione di massa" trovate - questa volta nell'"allevamento di tacchini" di Saddam. O magari in Turchia appunto. (in inglese, tacchino e turco si dicono allo stesso modo: turkey, ndt) Evidentemente la Casa Bianca crede che ci siano abbastanza idioti, nei 17 stati ancora indecisi, che se la berranno. Io penso avranno un brusco risveglio.

Io sono stato chiuso per settimane nella sala di montaggio per finire il mio film (Fahrenheit 911). Questo è il motivo per cui ultimamente non avete avuto mie notizie. Ma dopo l'impersonificazione di Lyndon Johnson della scorsa notte nell'East Room - che ha essenzialmente promesso l'invio di altre truppe nella foiba irachena - io mi sono sentito in dovere di scrivere a tutti voi un appunto.

Primo, possiamo finirla con questo linguaggio orwelliano e iniziare a usare il nome giuste per le cose? In Iraq non ci sono "appaltatori". Non sono lì per sistemare un tetto o per asfaltare una strada. Sono MERCENARI e SOLDATI DI FORTUNA. Sono lì per i soldi, e se ne fanno un sacco se si vive abbastanza a lungo per goderseli.

La Halliburton non è una "compagnia" che fa affari in Iraq. Semplicemente SPECULA SULLA GUERRA rubando milioni dalle tasche dei cittadini americani. Durante le passate guerre sarebbero stati arrestati - o peggio.

Gli iracheni che si oppongono all'occupazione non sono "ribelli" o "terroristi" o "nemici". Sono la RIVOLUZIONE, l'uomo della strada e il loro numero crescerà - e vinceranno. Capito, Mr. Bush? Hai fatto chiudere un settimanale, tu grande datore di libertà e democrazia! E si è scatenato il finimondo! Il giornale aveva solo 10 mila lettori! Che hai da ridere?

Un anno dopo che la faccia della statua di Saddam è stata avvolta nella bandiera americana prima di essere abbattuta, è troppo pericoloso per un inviato avventurarsi solo in quella piazza di Baghdad e girare un reportage sulla meravigliosa celebrazione dell'anniversario del primo anno di liberazione. Naturalmente, non c'è alcuna celebrazione e quei coraggiosi giornalisti aggregati alle truppe non possono nemmeno lasciare le loro fortezze nel centro di Baghdad. Attualmente non possono vedere cosa sta avvenendo in Iraq. (La maggior parte delle immagini che vediamo in Tv provengono da media arabi e europei). Quando guardi un reportage "dall'Iraq" ciò che stai vedendo è la stampa libera sfuggita al controllo delle forze di occupazione statunitensi e riproposta come "novità".

Attualmente ho due cameramen/reporters che stanno lavorando per me in Iraq per il mio film (all'insaputa dell'esercito). Stanno parlando con i soldati e raccogliendo i veri stati d'animo su ciò che sta davvero succedendo. Mi spediscono le loro valutazioni tramite Fed-Ex ogni settimana. Proprio così, Fed-Ex. Chi ha detto che non abbiamo portato la libertà in Iraq!

La storia più divertente che i miei ragazzi mi hanno raccontato è che quando sono atterrati a Baghdad non hanno dovuto mostrare il passaporto o passare per gli uffici d'immigrazione. Perché no? Perché non hanno viaggiato da un paese straniero ad un altro - loro arrivavano dall'America IN America, un luogo che è nostro, un nuovo territorio americano chiamato Iraq.

Si è molto discusso fra gli oppositori di Bush sul fatto che noi dovremmo coinvolgere nella guerra le Nazioni Unite. Perché gli altri Paesi del mondo, paesi che hanno tentato di tirarci fuori da questa follia, dovrebbero ora risolverlo per noi? Io mi oppongo alle Nazioni Unite e a chinque altro faccia rischiare la vita ai propri cittadini per tirarci fuori dal nostro sfacelo.

Mi dispiace ma la maggioranza degli americani ha sostenuto questa guerra fin dall'inizio, e ora, per quanto triste, questa maggioranza è costretta a sacrificare i propri bambini fino a che abbastanza sangue non sarà versato e forse - solo forse - Dio e gli iracheni vorranno perdonarci alla fine.

Fino ad allora, godendosi la "pacificazione" di Falluja, il "contenimento" di Sadr City e la successiva Offensiva del Tet - oops volevo dire, "attacchi terroristici di un piccolo gruppo di baatisti lealisti (ahahah adoro scrivere queste parole, baatisti lealisti, suonano così Peter Jennings) - seguita da una "conferenza sui nuovi avvenimenti" dove è stato detto che noi dobbiamo "tirar dritto" perché "stiamo vincendo nei cuori e nelle menti delle persone".

Presto scriverò di nuovo. Non disperatevi. Ricordatevi, gli americani non sono così stupidi. Certo possono spaventarci o spingerci a fare la guerra, ma impariamo la lezione presto o tardi - e stavolta non sarà come il Vietnam, perché non ci sono voluti quattro anni per capire di essere stati presi in giro.

Adesso se Bush si dispensasse dal parlare in pubblico e mi desse più materiale gratuito per il mio film, io potrei tornare a lavorare e riuscire a finirlo. Ho quattro settimane per il completamento.

Vostro

Michael Moore

traduzione di Lorenza Mosso